Quando si parla di aprire una partita IVA, la prima domanda che ci si pone è: da dove cominciare? La scelta del tipo di partita IVA è fondamentale, perché non tutte le attività sono uguali e ogni forma giuridica comporta costi di apertura partita IVA, spese di gestione e obblighi diversi.
In Italia possiamo distinguere due grandi categorie: le partite IVA per liberi professionisti e quelle per imprenditori. Tra queste ultime, troviamo diverse opzioni: la ditta individuale, le società di persone (come le SNC o le SAS) e le società di capitali (principalmente le SRL).
Capire quale tipo di partita IVA aprire è fondamentale per avviare la tua attività nel modo giusto, evitando costi inutili e pianificando al meglio la gestione futura. Vediamo quindi tutte le opzioni disponibili, analizzando i costi per aprire partita IVA, le procedure e i contributi previdenziali.
La Partita IVA da libero professionista
La partita IVA per liberi professionisti è la soluzione più semplice e immediata, pensata per chi desidera svolgere un’attività in autonomia, senza bisogno di una struttura aziendale complessa. Questa formula è adatta sia a chi è iscritto a un albo professionale (ad esempio avvocati, architetti, psicologi) sia a chi non ha un albo di riferimento (come consulenti aziendali, coach o freelance).
Iter per l’apertura
Per aprire una partita IVA da libero professionista, devi presentare una pratica all’Agenzia delle Entrate utilizzando il modulo AA9/12. In questo modulo devi indicare il codice ATECO, che identifica l’attività che intendi svolgere. Puoi effettuare questa operazione in autonomia, recandoti di persona all’Agenzia delle Entrate, oppure puoi affidarti a un commercialista, che si occuperà di compilare e inviare la documentazione per te.
Costi di apertura
Se gestisci tutto da solo, non ci sono costi di apertura partita IVA ed è completamente gratuita. Tuttavia, se decidi di affidarti a un professionista, i costi possono variare tra 90 e 200 euro, a seconda della complessità della pratica. Questo significa che le spese per aprire partita IVA in questa modalità sono davvero contenute.
Contributi previdenziali
La gestione previdenziale dipende dalla tua attività. Se non sei iscritto a un albo, dovrai iscriverti alla Gestione Separata INPS, che prevede il pagamento dei contributi solo se produci reddito. In pratica, se non guadagni nulla, non paghi nulla. Se invece sei iscritto a un albo professionale, dovrai versare i contributi minimi obbligatori alla tua cassa professionale, che possono variare da circa 1.000 a oltre 2.000 euro all’anno, anche se non produci reddito.
Costi di gestione
Con il regime forfettario, che è valido fino a un fatturato incassato di 85.000 euro (ricorda che si ragiona per cassa, quindi contano solo i ricavi effettivamente incassati), i costi di gestione sono contenuti e la tassazione è agevolata rispetto agli altri regimi fiscali. La tassazione del forfettario si basa su un’imposta sostitutiva, che sostituisce IRPEF, addizionali regionali e comunali e IRAP, con un’aliquota fissa pari al 15% sul reddito imponibile. Per chi avvia una nuova attività e soddisfa determinati requisiti, questa aliquota può scendere al 5% per i primi 5 anni. Il reddito imponibile non è calcolato in base ai costi effettivi, ma applicando un coefficiente di redditività ai ricavi incassati, variabile a seconda del codice ATECO.
Al contrario, nel regime ordinario la tassazione si basa sulle aliquote progressive IRPEF, che aumentano con l’aumentare del reddito, e i costi deducibili vengono calcolati analiticamente in base alle spese effettivamente sostenute e documentate. Inoltre, si aggiungono altre imposte, come addizionali regionali e comunali, rendendo la gestione fiscale più complessa e, in molti casi, più onerosa rispetto al forfettario.
Se superi la soglia di 85.000 euro di fatturato incassato, passerai automaticamente al regime semplificato o ordinario, che comporta spese di gestione della partita IVA più alte. Per i servizi di contabilità, puoi spendere, se sei in regime forfettario, da poche centinaia di euro fino a 1.000 euro all’anno, in base ai servizi richiesti, o fino a 2.000 euro se l’attività è in regime semplificato ed è più organizzata a livello di attività svolta.
Questo perché, nel regime forfettario, non è previsto l’obbligo di tenuta della contabilità ordinaria: devi solamente presentare la dichiarazione dei redditi. Al contrario, con il regime semplificato sono richiesti ulteriori adempimenti, tra cui la gestione dell’IVA, con obbligo di effettuare le liquidazioni periodiche, la trasmissione del modello IVA, e altre comunicazioni fiscali. Questi obblighi comportano un numero maggiore di operazioni amministrative, che richiedono più lavoro e, di conseguenza, costi di gestione più elevati.
La Partita IVA imprenditoriale: ditta individuale
Se vuoi avviare un’attività commerciale o artigianale come imprenditore individuale, l’iter è un po’ più complesso rispetto a quello del libero professionista.
Iter per l’apertura
Per aprire una ditta individuale, oltre alla pratica all’Agenzia delle Entrate, è necessaria la Comunicazione Unica alla Camera di Commercio, che include la descrizione dettagliata dell’attività. In alcuni casi, dovrai presentare una SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) al Comune e ottenere e presentare eventuali autorizzazioni specifiche. Una volta completato l’iter, la Camera di Commercio rilascia una visura che certifica l’iscrizione della tua attività nel Registro delle Imprese.
Costi di apertura
I costi comprendono diritti di segreteria, bolli e il diritto annuale della Camera di Commercio (circa 53 euro). In totale, l’apertura può costare tra i 400 e i 1.000 euro, a seconda della complessità dell’attività e del numero di pratiche da gestire.
Contributi previdenziali
Chi decide di aprire una ditta individuale deve considerare il versamento dei contributi fissi INPS, che ammontano a circa 4.000 euro all’anno. Questa cifra viene richiesta indipendentemente dal reddito effettivamente prodotto e serve a coprire un reddito minimo teorico di 18.415 euro.
Se il reddito dell’attività supera questa soglia, si applica un contributo aggiuntivo pari al 25% sulla parte di reddito eccedente. In pratica, anche chi guadagna meno di 18.415 euro è comunque tenuto a versare i contributi fissi, mentre chi supera questa soglia pagherà un importo proporzionato ai guadagni extra. Questo sistema garantisce la copertura previdenziale, ma può risultare gravoso per chi ha reddito più basso o altalenanti.
Costi di gestione
Per la ditta individuale, valgono le stesse regole della partita IVA professionale. Con il regime forfettario, valido fino a un fatturato incassato di 85.000 euro (calcolato per cassa, quindi considerando solo i ricavi effettivamente incassati), i costi di gestione sono ridotti e la tassazione è agevolata rispetto agli altri regimi fiscali.
Al superamento della soglia di 85.000 euro, si passa automaticamente al regime semplificato o ordinario, che comporta maggiori obblighi fiscali, come la gestione dell’IVA (liquidazioni periodiche e trasmissione del modello IVA) e altre comunicazioni fiscali, rendendo la gestione più complessa e onerosa. I costi di contabilità, in regime forfettario, variano da poche centinaia di euro fino a circa 1.000 euro all’anno, mentre in regime semplificato possono raggiungere i 2.000 euro per attività più strutturate.
Società di persone: SNC o SAS
Se decidi di avviare un’attività con uno o più soci, puoi optare per una società di persone, come la SNC (Società in Nome Collettivo) o la SAS (Società in Accomandita Semplice).
Iter per l’apertura
Per costituire una società, è necessario seguire una serie di passaggi specifici che vanno oltre quelli previsti per una ditta individuale. Il primo step consiste nella redazione dell’atto costitutivo e dello statuto, documenti che definiscono l’organizzazione interna, gli obiettivi e le regole di funzionamento della società. Questi devono essere formalizzati presso un notaio, che si occupa anche della registrazione dell’atto presso il Registro delle Imprese.
Come per la ditta individuale, è obbligatorio presentare la Comunicazione Unica per l’avvio dell’attività. Questo adempimento comprende:
- Iscrizione al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio;
- Attribuzione del codice fiscale e della partita IVA mediante la compilazione del modello AA7/10;
- Presentazione della SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), necessaria per segnalare l’inizio delle operazioni, quando richiesto.
Questi passaggi permettono di rendere ufficiale l’attività, rispettando le normative fiscali e amministrative. Inoltre, l’iscrizione presso la Camera di Commercio comporta il versamento dei diritti camerali annuali, obbligatori per tutte le imprese registrate.
Una volta completate queste procedure, la società sarà pienamente operativa e in regola con gli adempimenti richiesti dalla legge, pronta per iniziare la sua attività nel rispetto delle disposizioni vigenti.
Costi di apertura
Aprire una società di persone comporta costi che includono la parcella del notaio, solitamente tra 800 e 1.200 euro, necessaria per redigere l’atto costitutivo e lo statuto. A questi si aggiungono i costi di iscrizione alla Camera di Commercio, comprensivi dei diritti camerali annuali, e le eventuali spese per la presentazione della SCIA o di altre pratiche obbligatorie.
In totale, le spese per aprire una società di persone possono superare i 1.500 euro, variando in base alle specifiche esigenze e pratiche richieste.
Contributi previdenziali
Anche per le società di persone, i soci devono versare i contributi fissi INPS, con lo stesso meccanismo già visto per la ditta individuale. Questo significa che, indipendentemente dal reddito prodotto, chi avvia un’attività commerciale o artigianale è tenuto a pagare contributi fissi di circa 4.000 euro all’anno. Questa cifra è calcolata per coprire un reddito minimo teorico di 18.415 euro.
Se il reddito effettivo dell’attività supera questa soglia, i soci dovranno versare ulteriori contributi INPS applicando un’aliquota aggiuntiva del 25% sulla parte eccedente. In altre parole, anche in caso di guadagni inferiori al reddito minimo, i contributi fissi restano dovuti, garantendo comunque la copertura previdenziale. Al contrario, per redditi superiori, il sistema di calcolo proporzionale assicura che i contributi aumentino in linea con i guadagni effettivi.
Costi di gestione
Per le società di persone, il regime forfettario non è applicabile, a differenza di quanto avviene per le ditte individuali o le partite IVA professionali. Questo significa che le società devono necessariamente adottare il regime semplificato o, in alcuni casi, il regime ordinario, con una gestione fiscale e amministrativa più complessa e articolata.
A differenza delle ditte individuali, le società di persone sono soggette a ulteriori adempimenti fiscali. La società, infatti, è obbligata a presentare la propria dichiarazione dei redditi, nella quale viene calcolato il reddito complessivo generato dall’attività. Tuttavia, tale reddito non viene tassato direttamente in capo alla società. In base al principio della trasparenza fiscale, il reddito viene suddiviso tra i soci secondo le percentuali di partecipazione stabilite nell’atto costitutivo o nello statuto, indipendentemente dal fatto che sia stato effettivamente distribuito.
Di conseguenza, ciascun socio deve presentare la propria dichiarazione dei redditi personale, includendo la quota di reddito imputata dalla società. Questo comporta una gestione fiscale più articolata rispetto alla ditta individuale, dove è sufficiente presentare una sola dichiarazione.
Oltre alla tassazione sul reddito, le società di persone devono rispettare numerosi adempimenti fiscali e contabili aggiuntivi. Tra questi, la gestione dell’IVA è centrale: sono richieste le liquidazioni periodiche, la compilazione e trasmissione del modello IVA annuale, oltre ad altre comunicazioni obbligatorie. Questi obblighi comportano un carico amministrativo maggiore rispetto al regime forfettario, che esonera da gran parte delle pratiche relative all’IVA.
Infine, anche i costi di gestione della contabilità sono superiori. Mentre una ditta individuale in regime forfettario può sostenere costi annuali ridotti, le società di persone in regime semplificato partono generalmente da circa 2.000 euro all’anno, cifra che può aumentare con il crescere della complessità organizzativa e del volume de ricavi
In sintesi, le società di persone richiedono una gestione fiscale più strutturata rispetto alle ditte individuali. Oltre alla dichiarazione fiscale della società, ogni socio deve presentare la propria dichiarazione personale, affrontando una serie di adempimenti aggiuntivi che rendono la gestione complessiva più impegnativa e onerosa.
Società di capitali: SRL
Se stai cercando una forma giuridica che ti consenta di operare in maniera più organizzata e strutturata, garantendo al tempo stesso una tutela significativa del tuo patrimonio personale, allora la Società a Responsabilità Limitata (SRL) rappresenta l’opzione più adatta.
A differenza di altre forme giuridiche, come la ditta individuale o le società di persone, la SRL si distingue per la separazione netta tra il patrimonio aziendale e quello personale dei soci. Questo significa che, in caso di difficoltà economiche o debiti dell’azienda, i soci non rispondono con i propri beni personali, ma soltanto nei limiti del capitale sociale sottoscritto. Questa caratteristica offre una maggiore sicurezza e tranquillità, soprattutto per chi vuole avviare attività che comportano rischi economici più elevati o che richiedono investimenti significativi.
Inoltre, la SRL permette una gestione più formale e articolata, con regole ben definite attraverso l’atto costitutivo e lo statuto. Questi documenti consentono di disciplinare in modo dettagliato i rapporti tra i soci, la ripartizione dei ruoli, e le modalità di gestione dell’impresa, garantendo così una maggiore chiarezza e stabilità nel lungo termine.
Sebbene la costituzione e la gestione della SRL comportino adempimenti burocratici e fiscali più complessi rispetto ad altre forme giuridiche, come la ditta individuale, i vantaggi offerti in termini di protezione del patrimonio personale e flessibilità nella gestione societaria la rendono una scelta ideale per chi desidera un modello di impresa più protetto.
Iter per l’apertura
Per costituire una Società a Responsabilità Limitata (SRL), è necessario seguire una procedura articolata, simile a quella delle società di persone ma con alcuni passaggi specifici. Anche in questo caso, il processo inizia con la redazione dell’atto costitutivo e dello statuto, documenti fondamentali che stabiliscono le regole di funzionamento della società e la separazione tra il patrimonio personale dei soci e quello societario. Questi documenti devono essere formalizzati presso un notaio, che si occupa anche della registrazione presso il Registro delle Imprese.
Come per le società di persone, è obbligatorio presentare la Comunicazione Unica per l’avvio dell’attività, che comprende:
- Iscrizione al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio;
- Attribuzione del codice fiscale e della partita IVA, mediante la compilazione del modello AA7/10;
- Presentazione della SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), quando necessaria, per comunicare l’inizio delle operazioni.
In aggiunta, l’iscrizione alla Camera di Commercio richiede il versamento dei diritti camerali annuali, obbligatori per tutte le imprese registrate.
Una volta completati questi passaggi, la SRL sarà ufficialmente operativa, in regola con tutti gli adempimenti fiscali e amministrativi previsti dalla normativa vigente.
Costi di apertura
Aprire una partita IVA per una SRL comporta una serie di costi dovuti alla complessità degli adempimenti richiesti. Il primo costo rilevante è la parcella del notaio, necessaria per la redazione dell’atto costitutivo e dello statuto, che può oscillare tra 1.500 e 2.500 euro, a seconda della complessità dell’operazione.
A questa spesa si aggiungono i costi per la presentazione della Comunicazione Unica.
Questi adempimenti comportano ulteriori costi di iscrizione e diritti camerali, oltre alle spese per eventuali pratiche aggiuntive. Complessivamente, le spese per aprire una partita IVA per una SRL possono superare i 2.500 euro, variando in base alla tipologia di attività e alle formalità richieste.
Contributi previdenziali
Anche per i soci di una SRL, come per le società di persone, è prevista l’iscrizione all’INPS artigiani o commercianti, con il versamento di contributi fissi di circa 4.000 euro all’anno, indipendentemente dal reddito. Questi contributi coprono un reddito minimo teorico di 18.415 euro. Se il reddito supera questa soglia, si applica un’aliquota aggiuntiva del 25% sulla parte eccedente, seguendo lo stesso meccanismo previsto per le società di persone.
Costi di gestione
La SRL, a differenza di altre forme giuridiche, è obbligata a gestire una contabilità ordinaria, che richiede la registrazione accurata di costi, ricavi e movimenti di cassa. Questo tipo di contabilità, più articolata rispetto a quella delle società di persone, comporta una gestione fiscale e amministrativa più complessa.
Oltre alla contabilità, la SRL è soggetta agli stessi adempimenti delle società di persone, come la presentazione delle dichiarazioni fiscali per la società stessa e per i soci, che devono riportare nella propria dichiarazione personale le quote di reddito di competenza.
Questa complessità si traduce in costi di gestione contabile che, in base al volume d’affari e ai servizi richiesti, possono oscillare tra 3.000 e 7.000 euro all’anno.
Conclusioni
Quanto costa aprire una partita IVA? La risposta dipende dalla tipologia di attività che vuoi avviare e dalla forma giuridica che scegli. Che si tratti di una partita IVA per liberi professionisti, di una ditta individuale o di una società, è fondamentale considerare non solo i costi per aprire partita IVA, ma anche le spese di gestione, i contributi previdenziali e gli obblighi fiscali.
Tuttavia, la vera sfida inizia dopo l’apertura. Una gestione efficace richiede attenzione, strategia e una pianificazione accurata per ottimizzare i costi, migliorare i margini e garantire la sostenibilità dell’attività. Ecco perché affidarsi a un professionista può fare la differenza: non solo per aiutarti a ridurre i costi di apertura partita IVA, ma anche per garantirti una gestione ottimale e supportarti nelle decisioni strategiche.
Se hai dubbi o vuoi sapere di più sui costi per aprire una partita IVA, o se desideri un supporto personalizzato, richiedi una consulenza gratuita. Saremo felici di aiutarti a valutare la soluzione più adatta a te e a pianificare ogni dettaglio con attenzione.